Il mondo della traduzione non è rimasto estraneo ai cambiamenti portati dalla nascita dei sistemi di intelligenza artificiale. Al contrario, è lecito affermare che sia uno dei settori più interessati da questa recente innovazione tecnologica. L’ultima notizia capace di chiamare a sé l’attenzione degli addetti ai lavori riguarda MemoQ e la domanda di brevetto per un nuovo sistema di intelligenza artificiale per la traduzione.
MemoQ, per chi non la conoscesse, è un’azienda leader nel settore linguistico, nota ai professionisti di tutto il mondo per l’omonimo software di traduzione. I loro prodotti, tra cui un sistema di gestione della traduzione (TMS), si contraddistinguono per essere diretti proprio ai professionisti del settore, venendo concepiti per supportare il linguista nel corso del proprio lavoro.
Un’arma in più nel loro arsenale.
Tuttavia, l’ultima creazione oggetto di brevetto si prefigge di compiere un ulteriore passo, arricchendo di nuove tecnologie l’automazione del processo di traduzione; stimolando al contempo i timori di chi vede nell’intelligenza artificiale una minaccia alla propria professione.
Ma diamo uno sguardo più da vicino a questo nuovo sistema: memoQ Adaptive Generative Translation.
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Traduzione, MemoQ e intelligenza artificiale
L’annuncio è stato fatto da MemoQ lo scorso mercoledì 6 settembre, tramite un post sul proprio blog aziendale
MemoQ Adaptive Generative Translation, in breve AGT, viene presentato come un nuovo approccio alla traduzione. Un nuovo modo di pensare al lavoro del traduttore, con tutte le sue task e procedure.
Secondo quanto riportato nel post, AGT sarebbe in grado di fondere i benefici forniti dai sistemi linguistici di grandi dimensioni, ai quali sarà affidato il primo passaggio di pre-traduzione, con l’adattamento automatico dell’output al dominio del testo.
Il nuovo sistema andrebbe quindi ad allineare il testo tradotto automaticamente con le risorse linguistiche (memorie di traduzione, termbase e corpora) fornite dall’utente, lasciando a lui il controllo sul processo decisionale.
Per dirla con le parole del fondatore, Gábor Ugray: “L’automazione della traduzione dà il meglio di sé quando può fondarsi su dati esistenti forniti dall’utente. […] E il modello linguistico di grandi dimensioni è in grado di incorporare questi dati istantaneamente”.
Le premesse sono dunque delle migliori.
Tuttavia, è ancora presto per prevedere accuratamente quale sarà l’impatto di questi sistemi sul mondo dei servizi linguistici.
Da un lato, c’è chi sostiene che potrebbe dimostrarsi uno strumento molto utile per tutti i professionisti. Dall’altro, chi vede in queste tecnologie una minaccia per il mestiere del traduttore, interpretando l’innovazione come uno strumento capace di rimpiazzarlo.
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