- 4 Maggio 2020
- Postato da: juxycl
- Categorie: Non categorizzato, Parola di traduttore, Traduzione

Gli appassionati dell’opera di Fabrizio De André conoscono bene le versioni deandreiane di alcune famosissime canzoni di autori stranieri, da Brassens a Cohen. Sebbene i risultati qualitativi di tali cover, sia dal punto di vista musicale che testuale, siano stati altalenanti, e talvolta la versione italiana perdesse il contatto con l’originale tanto da pregiudicarne in parte gli esiti artistici, ciò non può essere detto per la versione deandreiana di It seems so long ago, Nancy di Leonard Cohen, forse la canzone più deandreiana di Cohen.
IT SEEMS SO LONG AGO, NANCY It seems so long ago, Nancy was alone, looking at the Late Late show through a semi-precious stone. In the House of Honesty her father was on trial, in the House of Mystery there was no one at all, there was no one at all. It seems so long ago, none of us were strong; Nancy wore green stockings and she slept with everyone. She never said she’d wait for us although she was alone, I think she fell in love for us in nineteen sixty one, in nineteen sixty one. It seems so long ago, Nancy was alone, a forty five beside her head, an open telephone. We told her she was beautiful, we told her she was free but none of us would meet her in the House of Mystery, the House of Mystery. And now you look around you, see her everywhere, many use her body, many comb her hair. In the hollow of the night when you are cold and numb you hear her talking freely then, she’s happy that you’ve come, she’s happy that you’ve come | NANCY Un po’ di tempo fa Nancy era senza compagnia all’ultimo spettacolo con la sua bigiotteria. Nel palazzo di giustizia suo padre era innocente nel palazzo del mistero non c’era proprio niente non c’era quasi niente. Un po’ di tempo fa eravamo distratti lei portava calze verdi dormiva con tutti. Ma cosa fai domani non lo chiese mai a nessuno s’innamorò di tutti noi non proprio di qualcuno non proprio di qualcuno. E un po’ di tempo fa col telefono rotto cercò dal terzo piano la sua serenità. Dicevamo che era libera e nessuno era sincero non l’avremmo corteggiata mai nel palazzo del mistero nel palazzo del ministero. E dove mandi i tuoi pensieri adesso trovi Nancy a fermarli molti hanno usato il suo corpo molti hanno pettinato i suoi capelli. E nel vuoto della notte quando hai freddo e sei perduto È ancora Nancy che ti dice Amore sono contenta che sei venuto. Sono contenta che sei venuto. |
Interessanti alcune dichiarazioni fatte da Fabrizio De André durante un concerto (1992-1993) dopo aver interpretato Nancy e Giovanna d’Arco:
Io ho sempre pensato che quando un autore non è abbastanza in vena per assumersi l’onere e la responsabilità̀ di un’opera in proprio, sia bene che traduca altri colleghi che si esprimono in lingue diverse dalla nostra: si raggiungono nell’immediato due scopi sicuri: quello di esercitarsi e quello di dimostrarsi anche soggettivamente umili. […] E poi si raggiunge anche un altro scopo credo oggettivamente utile a tutti: è quello di divulgare quel poco o quel molto di poesia che può esserci nelle canzoni appunto di autori che si esprimano in lingue straniere. […] In pratica io me ne fotto abbastanza della traduzione letterale, anzi non me ne importa proprio niente: cerco di entrare il più possibile nello spirito della canzone e attraverso la canzone stessa addirittura cercare di raggiungere lo spirito di chi l’ha composta. Sono confortato in questo mio non correttissimo modo di agire da quello che diceva il nostro maggiore critico letterario del nostro secolo, Benedetto Croce, il quale distingueva le traduzioni in «brutte e fedeli» e «belle e infedeli». E io di fronte a quello che io reputo essere il bello sono disposto a qualsiasi perfida infedeltà̀.
Delle quattro traduzioni da Leonard Cohen, Nancy è quella che, appunto, risulta più̀ convincente, forse perché́ il tema è assai congeniale al cantautore genovese e la versione italiana riesce in qualche punto a distaccarsi dal testo originale senza sembrare infedele. In questo caso alcune innovazioni o aggiunte di Fabrizio De André sono degne di nota: «dormiva con tutti, / ma “cosa fai domani?” / non lo chiese mai a nessuno: / si innamorò di tutti noi / non proprio di qualcuno / non solo di qualcuno» è una libera traduzione di «she slept with everyone. / She never said she’d wait for us / although she was alone, / I think she fell in love for us / in nineteen sixty one, / in nineteen sixty one», ma con aumento di pathos grazie all’eliminazione dei verba dicendi et cogitandi originali, all’eliminazione dei riferimenti temporali precisi a una vicenda di cronaca realmente accaduta nel 1961, e all’aggiunta della domanda mai pronunciata da Nancy sul domani dei propri compagni. Efficace anche l’opposizione tra «di tutti noi» e «non proprio di qualcuno», con la variatio al verso successivo «non solo di qualcuno».