Guardando il telegiornale, un mese fa, con ancora vivo nella mia mente l’ultimo evento sponsorizzato da ASTW a Londra, il Global IP ConfEx, qualcosa ha attirato la mia attenzione. Il TGR, il telegiornale locale della RAI, ha presentato la storia di quattro amici di Chiavari e la loro invenzione: un “sistema” per riscaldare una casa che costava un euro al giorno. In tempi difficili come i nostri, pandemia, guerra, e bollette che salgono alle stelle, questi quattro amici hanno avuto un’idea, durante una conversazione al bar. Il mio primo pensiero è stato: avranno registrato la loro invenzione? Avranno un brevetto per proteggere questa invenzione?
Non dobbiamo dar per scontato che ogni PMI, o ogni inventore ottenga un brevetto per proteggere il proprio lavoro. Non sapendo quanto le persone siano consapevoli della questione, una rapida ricerca mi ha portato alla pagina dell’IP Helpdesk della Commissione europea. Secondo l’Ufficio europeo per la proprietà intellettuale, EUIPO, le piccole e medie imprese europee, che rappresentano il 99% di tutte le aziende, hanno creato l’85% dei nuovi posti di lavoro negli ultimi anni e complessivamente i due terzi dell’occupazione nell’UE.
D’altra parte, secondo l’EPO, European Patent Office, circa il 21% delle domande di brevetto depositate sono state registrate da PMI e singoli inventori. Più il 5% considerando le università e gli enti pubblici di ricerca.
Nel complesso, le PMI che tutelano i propri diritti di proprietà intellettuale “hanno registrato un significativo miglioramento della propria reputazione, creando un’immagine di affidabilità, rafforzando le prospettive commerciali a lungo termine e aumentando il fatturato“. Le nostre PMI hanno un occhio per l’innovazione tecnologica!
Ottenere un brevetto e proteggere un’invenzione
Non è difficile capire come brevettare un’invenzione “tangibile” possa essere utile alfine di tutelare il duro lavoro svolto per raggiungere un risultato. Prendendo come esempio il sistema di riscaldamento dei quattro amici di Chiavari, hanno sottoposto l’idea a valutazione, una volta concordato che l’invenzione introduce una novità (una soluzione mai proposta prima) la proposta viene accettata e il brevetto concesso.
Da questo momento e per gli anni avvenire l’invenzione è protetta dalla legge. Nessuno potrà trarre vantaggio, né economicamente né in altro modo, dall’invenzione o dall’opera dei quattro amici.
Ma cosa succede quando si brevetta un qualcosa di intangibile? Come uno strumento di intelligenza artificiale? La mia mente vorticava nel mio passato, il tempo in cui lavoravo per una start-up di intelligenza artificiale che aveva creato la propria rete neurale. Mi sono chiesta, ancora una volta: l’hanno brevettata? Hanno mai pensato di proteggere la loro invenzione? E se qualcun altro li avesse copiati, avrebbero potuto dimostrare di esserne i veri autori?
Mi sono così ricordata della presentazione, al Global IP ConfEX, di Vaultinum, azienda specializzata in protezione e audit di risorse digitali. La parola “audit” suona il campanello per me, per molte ragioni e storie infruttuose che ho sentito e conosciuto. Proteggere e controllare, verificando che la protezione funzioni correttamente, risulta della massima importanza alfine di impedire ad altri di accedere alle nostre risorse e di utilizzarle impropriamente.
Copyright e copyleft
Perché dare libero accesso al cuore della nostra azienda, al lavoro che ha richiesto un’enorme quantità di tempo e fatica per essere realizzato? Per capire il motivo per cui si controlla la propria IP digitale e il sistema di protezione implementato, tornano utili due concetti: il copyright e il copyleft. Sì, il diavolo è nei dettagli.
Su geeksforgeeks.org si può trovare una definizione comparativa per entrambi i termini. Nonostante la problematica mancanza di formalità in merito al diritto d’autore, quest’ultimo conferisce al titolare un diritto esclusivo dell’opera originale. Significa che non è possibile, ad esempio, distribuire commercialmente un film su DVD se non si possiedono i relativi diritti.
Il copyright di un software conferisce al detentore il diritto all’integrità dell’opera e all’attribuzione, oltre al diritto di ricevere denaro per l’utilizzo del software da parte di altri. D’altra parte, il copyleft è invece direttamente correlato al software open source. Significa che il software open source è gratuito per l’uso e che tutte le sue versioni modificate ed estese sono gratuite.
Tornando alla questione della mancanza di formalità riguardo al copyright, è interessante notare che, secondo Boston Consulting Global, il 99% delle aziende Fortune 500 utilizza attualmente software open source. Non è solo una questione legata alla prova di “chi ha creato cosa” e alla tutela del proprio duro lavoro. Rappresenta una violazione della sicurezza nel cuore della tua azienda, poiché parte del codice utilizzato dalla tua impresa è noto a persone esterne.
Perché proteggere un brevetto in più lingue?
Avete mai considerato la quantità di problemi che potrebbero nascere da una mancata protezione dei vostri beni? Ora, moltiplichiamo questi problemi per il numero di paesi nei quali i brevetti sono registrati. Qualsiasi documento legale che riguardi la proprietà intellettuale potrebbe dover essere tradotto, seguendo i vari regolamenti, in ogni paese.
Per le aziende con una presenza internazionale, grande o piccola che sia, la protezione della proprietà intellettuale è tanto importante quanto l’invenzione stessa. Altrimenti, tutto il profitto derivante dalla creatività, intelligenza e sforzi di queste realtà potrebbe andare perduto.
Affidarsi a realtà in grado di proteggere l’invenzione in più lingue risulta quindi di importanza capitale. Sebbene sia buona prassi iniziare da quanto fatto dai quattro amici di chiavare: brevettare la propria idea.
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