Proseguiamo il nostro itinerario nel mondo dell’intelligenza artificiale. Facendo coda al clamore generato da ChatGPT anche Google AI, il dipartimento dedicato all’AI del colosso tecnologico californiano, ha presentato il proprio chatbot: Bard.
Come anticipato, nelle ultime settimane abbiamo dedicato le nostre attenzioni alle ultime notizie inerenti all’intelligenza artificiale. Da Open AI (ChatGPT) all’Unione europea, tutti corrono verso l’innovazione destinata a modificare radicalmente la nostra visione dell’avanzamento tecnologico.
Nei giorni scorsi, precisamente il 6 febbraio 2023, Sundar Pichai, CEO di Google e Alphabet, ha annunciato sul blog dell’azienda quello che viene presentato come “un messaggio dal nostro CEO”.
Le notizie presenti nella pubblicazione riguardano i passi in avanti mossi da Google nel mondo dell’intelligenza artificiale, presentando la sua ultima novità del settore, il chatbot Bard.
Volendo introdurre l’argomento odierno, citiamo le parole di Pichai. D’altronde, chi meglio dell’amministratore delegato può mostrarci la via: “l’intelligenza artificiale è la tecnologia più profonda su cui stiamo lavorando oggi. Che si tratti di aiutare i medici a rilevare le malattie in anticipo o di consentire alle persone di accedere alle informazioni nella propria lingua, l’IA aiuta le persone, le aziende e le comunità a sbloccare il proprio potenziale. Ecco perché sei anni fa abbiamo riorientato l’azienda attorno all’intelligenza artificiale e perché lo consideriamo il modo più importante per realizzare la nostra missione: organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili”.
Ma vediamo adesso che cos’è Bard e su cosa si basa il suo funzionamento.
Bard di Google AI
Un nome che è tutto un programma.
Il traducente italiano di Bard è Bardo, l’antico poeta-cantore della cultura popolare delle popolazioni celtiche. Bard vuole quindi proporsi come narratore di conoscenza, esplicitando gli intenti di Google AI nella creazione di questa intelligenza artificiale.
E sebbene diversi media abbiano giustamente accomunato le capacità dei due principali (quantomeno per il momento) chatbot sul mercato, occorre sottolinearne la principale differenza.
Lo scopo di Bard, come annunciato dal CEO Google, è prettamente informativo (da qui il concetto di narratore) mettendosi al servizio degli utenti per chiarirne i dubbi e il desiderio di conoscenza.
Inoltre, come molti utenti critici hanno sottolineato, ad oggi ChatGPT può contare su dati di addestramento che arrivano fino al 2021, e che quindi potrebbero risultare in alcuni casi obsoleti e superati. Bard dal canto suo può contare sulle informazioni presenti in rete, aggiornate continuamente.
Entrando nello specifico dell’ultima innovazione Google, ancora in fase di test, possiamo inoltre dire che basa il proprio funzionamento sul modello linguistico LaMDA (Language Model for Dialogue Applications).
Volendo citare per l’ultima volta le parole presenti nel blog: “Bard cerca di combinare l’ampiezza della conoscenza del mondo con il potere, l’intelligenza e la creatività dei nostri grandi modelli linguistici. Attinge alle informazioni dal Web per fornire risposte fresche e di alta qualità”.
I risultati dei test
Nel presentare Bard, Google ha inoltre annunciato di aver avviato una serie di valutazioni svolte da tester fidati prima di rendere questa tecnologia disponibile al pubblico.
Come riportato da CNBC diversi dipendenti del colosso californiano avrebbero definito il lancio di Bard “frettoloso” e “controproducente”, dichiarando apertamente che il chatbot non sarebbe ancora pronto per la sua pubblicazione.
A confermare queste affermazioni vi è inoltre una vicenda diventata trending topic su Twitter.
Nel post di presentazione, volendo fare un esempio delle possibili funzionalità di Bard, Google AI ha affermato che si potrebbe utilizzare per “aiutare gli utenti a spiegare le nuove scoperte del telescopio spaziale James Webb della NASA a un bambino di 9 anni”.
Tuttavia, proprio sull’esempio fornito dal team di ricerca il chatbot sembra aver commesso un grave errore. Tra le informazioni fornite risulterebbe che il telescopio in oggetto avrebbe scattato le prime fotografie di un pianeta al di fuori del nostro sistema solare.
Ma come affermato da alcuni astronomi via Twitter, la prima immagine risale al 2004 e non avrebbe nulla a che vedere con il James Webb.
In attesa di ulteriori sviluppi non ci resta che attendere nuove dichiarazioni.
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