Quanto è importante l’accesso linguistico all’interno dei tribunali? Ne abbiamo parlato in varie occasioni in questa nostra sezione (Traduzioni legali), sottolineando il carattere essenziale che i servizi linguistici ricoprono nell’ambito giuridico e legale. Il Bill 96, approvato in Québec nel mese giugno, mira proprio a garantire questo diritto.
Ma andiamo, come di consueto, per gradi.
Il settore legale, assieme con i nostri principali campi di specializzazione, rappresenta uno degli ambiti più esposti a possibili controversie e conseguenze di diversa entità dovute a una traduzione errata o imprecisa. La presenza di un professionista, all’interno del processo di conversione, è quanto mai essenziale.
Basti pensare, ad esempio, alla complessità terminologica che caratterizza il linguaggio giuridico. Terminologia che, se tradotta erroneamente, potrebbe inficiare il valore di un atto o causare incomprensioni e fraintendimenti nell’interpretazione di una sentenza.
Inoltre, ciascuna giurisdizione prevede l’utilizzo di una propria “lingua legale”, e cioè formule, sintassi e terminologia univoca e altamente specialistica.
Questi e altri fattori hanno portato nel giugno di quest’anno all’approvazione del Bill 96, il disegno di legge mirato a garantire l’accesso linguistico alla popolazione francofona del Québec.
E qui, per i più attenti, risiede un importante indizio sull’argomento di oggi.
La proposta di legge, infatti, prescrive un uso maggioritario della lingua francese da parte di aziende, amministrazione pubblica e cittadini. Tuttavia, il francese non è l’unica lingua parlata nella regione canadese.
Bill 96: accesso linguistico parziale
Il 12 agosto, il giudice della Corte superiore Chantal Corriveau ha temporaneamente sospeso un mandato richiedente la traduzione in francese di alcuni documenti legali.
Nello specifico, la richiesta si basa su un’apposita sezione del Bill 96, la quale prevede di dover presentare la traduzione giurata di ciascun documento redatto in lingua diversa dal francese.
La decisione del giudice Corriveau è stata accolta dai numerosi oppositori del disegno di legge come una prima importante vittoria. Oppositori che contano tra le loro schiere numerosi avvocati, rappresentanti di varie aziende e membri dei consigli indigeni del Canada, come il Consiglio Mohawk di Kahnawake, direttamente interessati dalla legge.
Il gruppo di detrattori sostiene che la mancanza di traduttori legali, e i costi relativi al loro lavoro (circa 0,30 $ a parola), ostacolino l’accesso alla giustizia per anglofoni e allofoni del Québec. Dichiarando inoltre che il Bill 96 violerebbe la costituzione canadese, la quale garantisce la possibilità di utilizzare entrambe le lingue, inglese e francese, all’interno dei tribunali.
Proteste accolte dal giudice Corriveau, che ha pubblicamente dichiarato: “le prove dimostrano un serio rischio che, in questi casi, alcune persone giuridiche non saranno in grado di far valere i propri diritti dinanzi ai tribunali in modo tempestivo, o saranno costrette a farlo in una lingua diversa dalla lingua ufficiale che loro e i loro avvocati padroneggiano meglio e che identificano come propria. Questa evenienza potrebbe inoltre causare danni irreparabili”.
Per il momento, il Governo e il ministro della Giustizia hanno accolto la sentenza, ribadendo quanto questo diritto fondamentale debba essere garantito per tutti.
La sentenza definitiva è fissata per il mese di novembre, non ci resta che attendere ulteriori sviluppi.