Squid Game, la serie tv Netflix made in Corea è destinata a diventare lo show più visto della piattaforma di streaming. In qualsiasi lingua.
Un successo mondiale. Nelle pagine Facebook di Netflix, dagli Stati Uniti alla Grecia, si possono trovare numerosi thread dedicati esclusivamente a questo show. Nelle due settimane e mezzo dalla sua uscita, la serie ha ricevuto gli elogi da parte della critica internazionale non solo per il suo contenuto e la sua produzione, ma anche per la strategia di globalizzazione.
La serie ideata e diretta dal regista coreano Hwang Dong Hyuk è una critica aperta al capitalismo moderno. Ricca di scene cruente, elementi distopici e, nonostante l’adattamento Netflix per il pubblico internazionale, elementi culturali tipici della Corea del Sud.
Squid Game nel mondo
Netflix decise di puntare sulla serie nel 2019, come parte di una strategia di estesi investimenti nelle produzioni in lingue diverse dall’inglese.
Il successo di Squid Game e il successo lievemente minore, ma non meno impressionante, di produzioni come La Casa de Papel (spagnola), Lupin (francese) e Dark (tedesca) mostrano chiaramente come la lingua inglese (intesa come lingua originale) non sia una prerogativa al successo mondiale. Ciononostante, come si può notare navigando sui vari social, i problemi di qualità della traduzione rimangono ancora un tema caldo.
Youngmi Mayer, stand-up comedian e podcaster di origini sudcoreane con più di 27 mila follower su Instagram e più di 267 mila su TikTok, ha utilizzato la piattaforma cinese per evidenziare alcuni problemi legati alla sottotitolazione inglese della serie; molti dei quali avevano a che fare con gli elementi della cultura coreana e il sistema di classe moderno.
“Ho guardato Squid Game con i sottotitoli in inglese, e se non capisci il coreano non hai davvero guardato la stessa serie. La traduzione era pessima. Il dialogo è stato scritto così bene, ma niente di esso è stato preservato.”
In un suo video, ad esempio, mostra come il sottotitolo dica “Non sono un genio, ma ha comunque funzionato”. Dopo la revisione da parte di Mayer, la frase è più simile a “Sono molto intelligente. Non ho mai avuto la possibilità di studiare”, che, come spiega l’utente, è un tema molto sentito in corea.
La Mayer si è anche rivolta a Twitter per dire che rispetta e ammira il lavoro dei traduttori, sottolineando che sono spesso sovraccarichi di lavoro, sottopagati, poco rispettati e inondati di grandi volumi di contenuti.
La sottotitolazione può essere particolarmente complessa perché non solo è necessario comprendere intimamente le lingue e le culture di origine e di destinazione per effettuare una traduzione fedele, ma occorre rispettare vincoli di tempo e lunghezza del testo che non sono presenti in altre forme di traduzione.
Affidarsi a professionisti preparati, lasciando loro le giuste tempistiche, è sempre la soluzione migliore.
Stefano Gaffuri