Come abbiamo fatto a più riprese all’interno delle nostre rubriche, oggi trattiamo l’importanza dell’assistenza sanitaria in lingua per la corretta cura dei pazienti. Un recente studio, pubblicato sull’American Journal of Medical Care, espone le problematiche della telemedicina vissute all’interno di una struttura sanitaria statunitense, il Massachusets General Hospital di Boston.
In particolare, il documento sottolinea come l’accesso linguistico rivesta un ruolo fondamentale anche nelle fasi iniziali dell’assistenza sanitaria per via telematica.
Con la diffusione del Covid-19 numerosi paesi hanno utilizzato i colloqui da remoto per la visita dei pazienti. Il rapporto medico-paziente, specialmente per i casi meno gravi e i controlli di routine, si è quindi parzialmente spostato sul digitale.
La telemedicina, però, deve essere supportata da professionisti esperti, che consentano la completa comprensione degli interlocutori.
Cure mediche e tecnologie
Questa pratica, che in Italia ha faticato e fatica tutt’ora ad affermarsi, ma che nondimeno è presente in diversi settori della medicina, è invece molto utilizzata negli USA. E se per molte persone negli Stati Uniti, sempre citando lo studio, questi supporti hanno facilitato e velocizzato l’accesso alle cure, non tutti ne hanno tratto beneficio. Emerge infatti come i pazienti con una conoscenza limitata dell’inglese (LEP, Limited English Proficiency) abbiano scelto di non usufruire di questi servizi.
“Con una maggiore dipendenza dall’assistenza sanitaria virtuale durante la pandemia, era importante assicurarsi di non aumentare le disparità per i pazienti che hanno barriere linguistiche”; ha affermato Aswita Tan-McGrory.
E sono proprio le barriere linguistiche al centro di questo studio. La scarsa fruizione dell’assistenza virtuale da parte dei pazienti LSP sarebbe dovuta al mancato accesso linguistico del servizio. Comunicare il proprio stato di salute in una lingua a noi non familiare è quanto mai complesso, le sfumature si perdono e spesso si rischia di non cogliere la gravità del problema. Se a questi aggiungiamo i possibili inconvenienti dei colloqui da remoto, i risultati della ricerca in questione non susciteranno certo scalpore.
Esistono però diverse soluzioni al problema. In primis lo sviluppo di traduzioni mediche e farmaceutiche e l’impiego di interpreti specializzati.
Il Massachusetts General Hospital ha poi sviluppato diversi video, ovviamente in più lingue, per sensibilizzare i fruitori sulla semplicità e utilità della telemedicina. Promuovendo diversi materiali e supporti multilingue (tra cui il portale dell’ospedale) per raggiungere un numero sempre maggiore di persone.
Lo studio conclude con una riflessione sul futuro della medicina di base: “dobbiamo impegnarci a essere più inclusivi con la nostra progettazione e implementazione dell’assistenza virtuale, in modo da poter compiere davvero la missione di fornire assistenza di qualità per tutti”.
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Foto di Edward Jenner da Pexels.