Tuttavia, c’è un settore della traduzione in cui al traduttore è richiesto di avere orecchio per molti campi tecnici, virtualmente qualsiasi ambito tecnologico e scientifico che abbia una potenziale ricaduta industriale. Questo è il campo della traduzione brevettuale.
Alcuni scomodano espressioni altisonanti e magniloquenti quali “l’arte di tradurre brevetti” oppure “l’artigianato della traduzione brevettuale”, ma al netto dell’enfasi e della retorica è innegabile che la traduzione di brevetti sia un compito spesso arduo, talvolta al limite delle possibilità traduttive. Questo perché, essendo la tecnologia oggetto del brevetto all’avanguardia della tecnica interessata, il traduttore non ha spesso molte fonti terminologiche a cui attingere per tradurre il brevetto. Fortunatamente questi sono casi abbastanza rari, e l’uso di termbase, memorie di traduzione e altri riferimenti attendibili sono la maggior parte delle volte più che sufficienti per portare a termine una traduzione degna di questo nome.
Tuttavia, la continua ricerca di nuovi glossari, la compulsione spesso ossessiva di dizionari, la ricerca di nuovi termini da usare per rimpinguare i propri termbase sono chiari sintomi di una malattia che spesso colpisce ogni traduttore brevettuale, una patologia, rientrante e pieno titolo nei disturbi compulsivo-ossessivi, che potremmo indicare lessicomania, malattia di cui tra il serio e il faceto si dichiarava affetto Edoardo Sanguineti. Ogni bravo traduttore di brevetti è un lessicomane, un collezionista ossessivo di termini, un compulsatore solitario di vocabolari, un maniaco dell’esattezza terminologica.[/vc_column_text][stm_post_bottom][stm_post_about_author][stm_post_comments][stm_spacing lg_spacing=”80″ md_spacing=”80″ sm_spacing=”30″ xs_spacing=”20″][/vc_column][vc_column width=”1/4″ offset=”vc_hidden-sm vc_hidden-xs”][stm_sidebar sidebar=”527″][/vc_column][/vc_row]