“I modelli linguistici (nel settore IP) hanno il potenziale per ridurre la probabilità di ricorsi e sfide legali, semplificare l’azione penale e portare a un esame dei brevetti più coerente ed economico”. Con queste parole l’avvocato specializzato in proprietà intellettuale Derek Abeyta introduce il proprio contributo per IPWatchdog.
Nel corso degli anni, i modelli linguistici e le tecnologie che ne sfruttano le potenzialità sono sempre più diffusi. L’avvento dell’intelligenza artificiale, infine, ha poi consacrato queste risorse come strumenti quasi indispensabili per l’innovazione tecnologica.
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Non è dunque una novità l’accostare al mondo della traduzione in generale, e della proprietà intellettuale nel particolare di questo articolo, l’utilizzo delle tecnologie linguistiche. Cosa è certamente atipico è il binomio modelli linguistici-diritto dei brevetti.
Vediamo dunque di cosa si tratta.
Modelli linguistici e diritto IP
Una delle problematiche evidenziate da Abeyta risiede nel requisito di non ovvietà.
Cercando di sintetizzare il concetto, possiamo dire che l’originalità di un’invenzione viene a mancare qualora alla luce delle conoscenze comunemente note al tecnico del settore, le modifiche allo stato dell’arte introdotte dalla variante per la quale si richiede il brevetto risultino ovvie o non originali.
In fase di esamina del brevetto, quindi, le autorità dovranno prendere in esame quelle che sono le conoscenze diffuse in un dato settore della tecnica, a prescindere dalle intenzioni del soggetto richiedente.
Rientra dunque nei casi di contraffazione per equivalenti una soluzione proposta che risulti priva di originalità e mancante di altezza inventiva. Sempre in riferimento alle nozioni condivise dagli esperti di quel dato settore.
Un possibile punto debole di questa pratica risiede nel metro di giudizio adottato dagli esaminatori.
Sempre secondo Abeyta, è possibile che un esaminatore di brevetti, senza rendersene conto, utilizzi la propria conoscenza dell’invenzione stessa per respingere una domanda ritenuta conseguentemente ovvia. Le emozioni umane e la soggettività degli individui possono rendere difficile riconoscere che l’invenzione non fosse ovvia sulla base dello stato della tecnica precedente.
Per ovviare a questi possibili inconvenienti si potrebbe far uso di modelli linguistici allenati, implementati in sistemi di intelligenza artificiale, capaci di identificare in maniera oggettiva le caratteristiche dell’invenzione proposta.
Più precisamente, il modello linguistico rappresenterebbe il tecnico del settore, simulandone le conoscenze medie, così da valutare in un secondo momento il carattere di ovvietà o inventiva dell’invenzione oggetto di brevetto.
Le conoscenze medie deriverebbero da una raccolta di dati provenienti dalla tecnica antecedente. Incluse le abilità, il linguaggio e la terminologia tipiche del settore oggetto di studio.
Con questi modelli linguistici, gli esaminatori potrebbero fare affidamento su strumenti privi di pregiudizi, oggettivi ed esatti, nonché facilmente implementabili all’interno del settore IP.
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