Nel nostro ultimo articolo Il punto di singolarità della traduzione automatica abbiamo parlato della velocità con la quale l’output della machine translation si sta avvicinando ai livelli qualitativi dei traduttori umani. La principale variabile utilizzata da Translated nel redigere il proprio report è stata la Time to Edit (TTE), ovvero il tempo necessario per l’editing di un testo pre-tradotto dalla machine translation o da un traduttore umano. Ma quali sono i tempi necessari per una traduzione di qualità?
Riprendendo il nostro testo precedente, la variabile TTE rappresenta il tempo totale impiegato dal traduttore nel controllare e modificare i testi pre-tradotti, diviso per il numero totale di parole. In sostanza, per valutare concretamente l’impegno necessario al linguista per ottenere una traduzione di qualità, occorre misurare il tempo impiegato da quest’ultimo nello svolgere il proprio lavoro.
Volendo riassumere ulteriormente, il dato indica quanti secondi servono mediamente al linguista per tradurre una parola. Questa definizione, quindi, prende in considerazione i tempi medi necessari per la traduzione. Ma quali sono, nel concreto, queste tempistiche?
Nel corso delle nostre ricerche ci siamo imbattuti in un articolo di Slator, a cura di Maria Stasimiotti, davvero interessante. All’interno del testo, prendendo in considerazione le affermazioni di diversi esperti di settore, sono trattati i temi relativi al tempo medio necessario per il processo traduttivo, la produttività dei linguisti e il concetto di “punto limite”.
Le testimonianze provengono dal report realizzato da Slator sulla machine translation, visionabile qui.
Time to Edit: i numeri
L’incipit dell’articolo chiarisce subito il carattere volubile dei dati. Caratteristica data non solo dalla soggettività del tema trattato, ma sulla quale influiscono anche numerosi altri fattori. Quali, ad esempio, la coppia linguistica considerata, le diverse competenze del singolo, il contenuto e la tipologia di testo, così come il motore di MT utilizzato.
L’autrice inizia riportando quanto espresso da Karina Martinez Ferber, Product Manager di Acolad. Il primo dato riguarda quindi le tempistiche necessarie al traduttore senza l’ausilio della traduzione automatica, fissando la media a circa 2 500 parole al giorno.
Citando i dati forniti da MemoQ, aggiungere la traduzione automatica nel processo ridurrebbe notevolmente il Time to Edit, arrivando a 7 000 parole/giorno. Opinione condivisa anche da altre realtà, fissando questo dato come possibile media di riferimento (± 500).
Media che, seppur puramente indicativa, non si discosta molto da quello che viene considerato il punto limite, o Limit-Up Point. In una ricerca pubblicata nel 2018 da Olena Blagodarna, professoressa alla Karazin University, veniva fissato, grazie alle risposte di esperti post-editors, il limite di parole traducibili all’ora. Il dato si aggirava intorno alle 1000 parole/ora, all’incirca 8 000 al giorno (considerando una giornata lavorativa di 8 ore).
Punto limite che nel 2019 ha raggiunto un nuovo picco, arrivando alle circa 3 000 parole orarie, fino a un massimo di 5 000.
Foto di Moose Photos da Pexels
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